Metodo bilingue

Metodo bilingue


L'utilizzo di questo metodo educativo, porta la persona sorda a comunicare con gli udenti attraverso la lettura labiale, l'italiano parlato e scritto, con i sordi ad usare la lingua dei segni. Quindi "sì" alla parola, ma con il segno sempre pronto all'occorrenza secondo le circostanze.



La Lingua Italiana dei Segni (L.I.S.)

Negli ultimi anni in Italia sono stati fatti degli studi sulla comunicazione dei sordi, da cui sono emerse della pubblicazioni (Montanini - Franchini nel 1979; Volterra nel 1981; Attili e Ricci Bitti nel 1983; Istituto di Psicologia del C.N.R. di Roma negli ultimi 10 anni). Si possono mettere in risalto alcuni dati interessanti: la lingua dei segni non è una semplice mimica, è una forma di comunicazione che si esprime nella modalità visivo-gestuale invece che acustico-vocale; ha caratteristiche molto complesse che permettono di definirla una "lingua a tutti gli effetti". Non è una lingua dei segni universale ma si può definire "zonale", perchè ciascuna comunità di sordi sviluppa e utilizza una sua lingua dei segni con caratteristiche legate al gruppo in cui viene usata e ai bisogni comunicativi che deve assolvere; all'interno di uno stesso paese esistono diverse varietà di una stessa lingua dei segni (dialetti). Per ogni nazione esistono differenziazioni, alcuni esempi sono: l'american sing language (A.S.L.), la langue des signes francaise (L.S.F.), il british sing language (B.S.L.). La scelta della definizione "lingua dei segni" vuole sottolineare il fatto che si tratta di una "lingua" vera e propria, con un sistema di simboli e di regole grammaticali, che i membri di una comunità condividono. Inoltre è significativo differenziare il termine "segno" come insieme di movimenti manuali e/o espressioni facciali usati dai sordi, dal "gesto" prodotto dagli udenti in accompagnamento al vocale. (V.Volterra, 1987)

Le caratteristiche linguistiche sono diverse da quelle della lingua parlata e vocale, la struttura della frase cambia, come anche le regole grammaticali e sintattiche. Non si parla di fonemi, ma di "cheremi" dal greco "chero" (mano) che significa costruzione, posizione della mano. Nella costruzione del segno si possono rintracciare quattro parametri:

luogo: lo spazio dove si esegue il movimento delle mani (spazio segnico);

configurazione: la forma della mano nell'eseguire il segno;

movimento: come si muovono nello spazio la mano, le braccia, le dita, il polso;

orientamento: la posizione del palmo della mano rispetto a colui che segna.


Come nella lingua parlata basta una leggera variazione per cambiare i significati delle parole, così nella lingua dei segni basta una piccola variazione in uno dei quattro parametri per cambiare completamente il significato dei segni. Alcuni segni si segnano con una sola mano, altri con entrambe; in generale la mano dominante è la destra, la sinistra spesso viene usata come appoggio nei segni a due mani. Per imparare i segni, si deve conoscere oltre all'uso della mano, anche l'uso dei componenti non manuali, cioè le espressioni facciali, il movimento degli occhi, delle sopracciglia, delle labbra e del capo e le posizioni del corpo. I mutamenti nell'espressione facciale servono anche ad esprimere variazioni di grado, quantità o misura, come nelle lingua parlata usiamo i diminuitivi o i superlativi, ad esempio per esprimere un significato come "più grasso" o "grassissimo" si esegue il segno "Grasso" gonfiando maggiormente le guance; per esprimere il significato "lontanissimo" si esegue il segno "Lontano" abbassando e socchiudendo gli occhi e arricciando le labbra.

L'ordine della frase nelle lingua dei segni è diverso da quello della lingua vocale, la differenza risiede molto probabilmente nel fatto che mentre la modalità visivo-gestuale permette di esprimere simultaneamente diversi elementi, la modalità acustico-vocale necessita di essere espressa in una frequenza lineare. Alcuni esempi:



             Lingua Italiana dei segni (L.I.S.)                                                     Italiano

                Maria sua gonna nera.                                                       La gonna di Maria è nera. 

           Tuo nome (espressione di domanda)                                              Come ti chiami?

                             Anni?                                                                           Quanti anni hai?

                       Abitare dove?                                                                       Dove abiti?

                    Tavolo legno.                                                                      Il tavolo è di legno. 

                Tavolo palla sopra.                                                                La palla è sopra il tavolo.


Esempio di LIS

Figura 1. Esempio di LIS (V.Volterra, 1987, p.169).

 













Diverse ricerche hanno indagato sulla presenza di queste e di altre asimmetrie tra le due modalità, con lo scopo di scoprire somiglianze e differenze utili per la comunicazione dei sordi. (S. Beronesi, P. Massoni, M.Ossella)

 

 

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