Metodo verbo-tonale

Metodo verbo-tonale


Nel metodo orale trova una sua collocazione il metodo verbo-tonale (Zatelli 1980, Gladic 1982) e quello dei ritmi musicali (Dreanzanicic 1988) che da esso ha origine e che ritiene la percezione acustica come il principale elemento di comprensione e di acquisizione del linguaggio e afferma che "il bambino sordo può parlare, perché può sentire" tanto che nella accezione ortodossa questo metodo esclude perfino un allenamento specifico alla lettura labiale. Partendo dalla considerazione, riferibile alle teorie della Gestalt, che il messaggio verbale contenga delle informazioni ridondanti, delle quali solo alcune sono essenziali, ipotizza che il cervello umano imparerebbe a percepire acusticamente e a strutturare solo gli stimoli ottimali.

Secondo tale ipotesi, tutto il corpo è predisposto a ricevere e a trasmettere messaggi, in base a una ricettività che può essere affinata anche nei bambini sordi. Vengono pertanto offerti al soggetto sordo in maniera graduale dei modelli "ottimali", in cui "sono sottolineate le caratteristiche più importanti per la percezione acustica" (Beronesi, 1985).

I parametri strutturali del metodo verbo-tonale sono: il tempo, la frequenza, l'intensità, la tensione, la pausa; il corpo fa da ricettore e trasmettitore.

Per facilitare l'acquisizione di un ritmo fonetico gli esercizi, proposti in modo graduale, vertono su alcuni aspetti del linguaggio, quali la voce, l'intonazione, il ritmo, i fonemi.

L'obiettivo finale è quello di fare in modo che il bambino apprenda le strutture ritmiche di base per trasferirle nelle stesse forme ritmiche presenti nel linguaggio orale.

Alcuni aspetti del metodo verbo-tonale vengono usati anche nell'ambito della metodologia bimodale, sia pure con alcune varianti (Beronesi 1985). (M.C. Caselli et al., 1994, pp.233-4)



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