Il suono

Ogni corpo capace di entrare in vibrazione costituisce una sorgente sonora. Se ad esempio si stimola un diapason, si creano nell'ambiente circostante delle onde di compressione e rarefazione che costituiscono le componenti di un suono elementare (tono puro). "Il suono viene definito puro se originato da vibrazioni sinusoidali semplici con moto periodico semplice; tale tipo di suono è inesistente in natura, mentre può essere generato dai diapason o dall'audiometro. Nel mondo che ci circonda, invece, qualsiasi vibrazione acustica è costituita dalla sovrapposizione di un suono puro ad un certo numero di altri suoni semplici originando suoni complessi" (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, 1996, p.53)




Rappresentazione grafica di un suono puro

Figura 1. Rappresentazione grafica di un suono puro. (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, A.Magrini, D.Marcotullio, G.Prato, 1996, p.53).















I parametri del suono sono tre:

Altezza o frequenza: è determinata dalla frequenza delle vibrazioni che lo produce, vale a dire dal numero di oscillazioni complete per secondo. A parità di livello di pressione sonora (intensità) ci sono rumori che percepiamo meglio rispetto ad altri: questo dipende dalla frequenza o tono del rumore. La frequenza viene misurata in Hertz. I suoni sono indicati come gravi e acuti. L'orecchio umano sano è in grado di percepire tutti i suoni aventi una frequenza compresa fra i 20 e i 20000 Hz ed è particolarmente sensibile nel campo compreso tra 2000 e 5000 Hz, lo è meno alle basse frequenze.; per la percezione della voce cosiddetta di "conversazione" il campo di frequenze più importante è compreso tra i 300 e i 3000 Hz. I suoni di frequenza inferiore ai 16 Hz vengono definiti infrasuoni e quelli di frequenza superiore ai 20000Hz ultrasuoni (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, 1996).

Timbro: elemento caratteristico di un suono che consente di differenziarlo da altri suoni aventi la stessa frequenza e intensità. E' grazie al timbro che può essere riconosciuta una voce dall'altra, oppure una stessa nota musicale emessa da due strumenti diversi. (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, 1996, p.54).

Intensità o ampiezza: permette di distinguere un suono forte da uno debole. In fisica l'intensità viene solitamente misurata in Watt/m. Studi compiuti su un campione della popolazione hanno permesso di stabilire che la più piccola intensità sonora percepibile dall'orecchio umano (avente una frequenza di 1000 Hz) corrisponde a 10 Watt/m ed è stata presa come livello di riferimento zero. Fra questa intensità minima e la massima che l'orecchio umano può tollerare senza dolore, c'e un rapporto di uno a mille miliardi; la difficoltà di misurazione ha fatto sì che l'intensità fisica, per comodità, utilizzi come misurazione le unità logaritmiche che si riportano in decibel (dB: decima parte del Bel) (A. De Filippis, 1998). "Per dare un'idea del decibel e dell'accrescersi dell'intensità di rumori nella vita normale, si considera lo 0 dB uguale alla soglia uditiva normale umana. Le comuni conversazioni, per esempio, hanno una intensità di 50 dB, la metropolitana di 90dB" (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, 1996, p.54).


Il campo uditivo normale: soglia di udibilità minima e massima

"Il campo uditivo normale è costituito, graficamente, da due curve paraboliche che delimitano un'area ovoidale (vedi grafico di Wegel). Tutti i toni percepibili dall'orecchio umano sono compresi in questa zona. Queste due curve paraboliche costituiscono rispettivamente la soglia di minima e di massima udibilità; la prima, a concavità superiore, si ottiene allorchè il soggetto comincia a percepire un tono di determinata frequenza; la seconda, a concavità inferiore,si abbassa alle due estremità, unendosi alla curva della soglia minima a 16 Hz per le basse frequenze, a circa 18000 Hz per le alte frequenze. La curva di udibilità massima rappresenta la soglia oltre la quale la vibrazione acustica non è più percepita come suono ma come sensazione dolorosa" (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, 1996, p.54-55).


Il grafico di Wegel non può essere utilizzato per stabilire una perdita uditiva, perchè di difficile interpretazione; si fa uso perciò del cosiddetto grafico clinico, che si differenzia dal precedente perchè la linea dello 0 dB rappresenta la soglia minima del soggetto normoacusico e non lo 0 dB assoluto del grafico di Wegel.  (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, A.Magrini, D.Marcotullio, G.Prato, 1996).




Grafici di Wegel













Figura 2: Grafici di Wegel (L. Barone, G. Fanelli, A. M. Franco, A. Magrini, D. Marcotullio, G. Prato, 1996, p.55)









Il grafico clinico individua immediatamente l'andamento e le particolarità morfologiche e quantitative di una curva audiometrica; nella sua struttura è visibile una retta marcata 0 dB che esprimela soglia di minima udibilità ed una parabolica con cavità superiore che indica la soglia di udibilità massima (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, A.Magrini, D.Marcotullio, G.Prato, 1996).

Grafico clinico

Figura 3. Grafico clinico.
(L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, A.Magrini, D.Marcotullio, G.Prato, 1996, p.56)











L'apparato uditivo

Misurazioni audiometriche