Le parole dell'altro

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Progetto presentato dalla Prof.ssa Silvia Ranuzzi.

Rielaborazione per il sito a cura di Valentina Di Trapani.


Fjalët e Tjetrit

Le Parole dell'Altro


Progetto attuato presso la Scuola Secondaria di Primo Grado "Ludovico Antonio Muratori" di Vignola (Mo) a partire dall'Anno Scolastico 2007/2008 e risultato vincitore della Sezione "Menzioni Speciali" al Concorso Nazionale "Le chiavi di scuola" indetto dalla FISH  (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), in collaborazione con Enel Cuore Onlus e con il patrocinio del Miur; in collaborazione, inoltre, con il Segretariato Sociale della Rai.


Presentazione della Responsabile del Progetto, Prof.ssa Silvia Ranuzzi


La Scuola Secondaria di Primo Grado "L. A. Muratori" di Vignola (Mo) è inserita entro un contesto sociale a forte processo immigratorio. Gli alunni iscritti sono oltre 700, di cui circa 150 stranieri e 11 in situazione di handicap. Numerosi sono i ragazzi che evidenziano difficoltà di vario genere. La Scuola funziona anche come Centro Servizi di Supporto alla Persona; dispone di alcune aule speciali e organizza diversi Laboratori Motivazionali per ragazzi in situazione di disagio. L'extra-scuola non offre spazi idonei per ragazzi in situazione di handicap di età inferiore a sedici anni.

"Fjalët e Tjetrit" ("Le Parole dell'Altro") è il resoconto di un'esperienza di integrazione scolastica che non avrebbe potuto realizzarsi senza un lavoro di squadra, senza la disponibilità ad apportare cambiamenti ai consueti luoghi della didattica.

Al momento dell'iscrizione a Scuola, I. era un ragazzo di tredici anni di nazionalità albanese con diagnosi di ritardo cognitivo di grado medio accompagnato da un lieve impaccio motorio, con totale assenza di apprendimenti di tipo scolastico. Non conosceva la lingua italiana, neppure quelle espressioni atte a consentire una comunicazione "minima". Era fortemente oppositivo e aggressivo, talora violento. Spesso evidenziava reazioni emotive incontrollate. Frequenti, infatti, erano i suoi tentativi di fuga da scuola accompagnati da altrettanto frequenti crisi di pianto. In famiglia, soltanto il padre ed una sorella maggiore erano in grado di esprimersi in italiano.

Il Progetto si è posto come obiettivo la realizzazione di un'educazione linguistica legata alla comunicazione, all'interazione e all'affettività, oltre alla tutela dei diritti umani e delle pari opportunità dell'alunno con bisogni speciali.

Ciò è avvenuto attraverso l'adozione di strategie didattiche "alternative" (due studenti di nazionalità albanese, non appartenenti alla classe dell'alunno, hanno impartito lezioni di lingua alla Docente Specializzata e periodicamente la hanno sottoposta a regolari verifiche orali), la piena valorizzazione delle risorse umane e materiali interne alla scuola, il mantenimento e la valorizzazione della lingua e della cultura d'origine dell'alunno, un'educazione alla cittadinanza attiva e all'affettività, una didattica di tipo laboratoriale, la creazione di una rete di "sostegni", il ricorso alla "peer education" e il coinvolgimento di un ampio numero di studenti e di docenti curricolari, facenti parte del Consiglio della classe seconda direttamente coinvolta nella realizzazione del Progetto e, per le loro particolari competenze, di altre classi della scuola.

Per facilitare il percorso di integrazione/inclusione scolastica di I., tutti i compagni hanno svolto un ruolo attivo, affiancandolo, a turno, in classe e, talvolta, al di fuori di essa, assieme alla Docente Specializzata. In particolare, due compagni hanno svolto la funzione di tutor durante i momenti di permanenza all'interno degli spogliatoi della palestra, supportando l'alunno nel corso delle operazioni di cambio degli abiti in occasione delle lezioni di Scienze Motorie.

I risultati conseguiti da I. si sono tradotti in una perdita dell'aggressività iniziale, nella rapida acquisizione di un italiano di base (a partire dal momento in cui la Docente Specializzata ha iniziato a pronunciare le prime parole in albanese) e di qualche abilità di pre-lettura e di pre-scrittura, nonché in un vistoso miglioramento delle capacità di socializzazione, di comunicazione e di relazione.

Da parte della classe coinvolta si è registrato un miglioramento, in generale, del grado di collaboratività e di senso civico, mentre, da parte dei due compagni/mediatori di origine albanese si è notato un minor grado di demotivazione scolastica ed un maggiore coinvolgimento generale. Anche la famiglia dell'alunno è risultata più coinvolta e collaborativa nei confronti della scuola.

Il lavoro in compresenza con i due studenti di nazionalità albanese ha invece incoraggiato la produzione di una ricca documentazione legata al tema dell'intercultura: una rubrica lessicale  alfabetica in lingua albanese, con traduzione in italiano, oggetto di studio e di memorizzazione da parte della Docente Specializzata (una sorta di piccolo dizionario di albanese/italiano rispondente a bisogni comunicativi immediati, redatto dalla docente con la collaborazione dei due studenti); testi di canzoni tradizionali e moderne albanesi con relativa traduzione in lingua italiana; alcune ricette di cucina tipiche albanesi, anch'esse tradotte in italiano da parte dello studente che ha svolto, prevalentemente, il ruolo di mediatore linguistico; riproduzioni di monete e di banconote albanesi; infine, per meglio comprendere il comportamento iniziale di I., una pagina di diario dal titolo "Una mattina come tante, a scuola, in Albania", redatta dallo studente che ha svolto, in particolare, la funzione di mediatore affettivo.

Tutto ciò a dimostrazione di come un'esperienza di integrazione scolastica possa costituire il punto di partenza, l'occasione per intraprendere percorsi di natura trasversale, percorsi che manifestano la loro ricaduta e utilità entro confini ben più vasti di quelli di una classe o di un singolo alunno con bisogni speciali: quelli, ad esempio, di un'intera comunità scolastica.


Lavori di follow-up con i due ragazzi di nazionalità albanese


Lo scopo della raccolta di queste attività e di questi prodotti è quello di creare una documentazione possibilmente significativa, riutilizzabile, fruibile e replicabile, che possa costituire il punto di partenza per eventuali ulteriori approfondimenti nel campo dell'intercultura e della disabilità.

Le attività sono state svolte dagli alunni V. C. e A. K., durante le ore di compresenza e di assistenza ad I. nel corso degli ultimi mesi dell'anno scolastico, momenti in cui non si manifestava più l'urgenza di alcun tipo di mediazione.

Qui di seguito si presenta un elenco, con alcune relative immagini allegate, dei prodotti creati in questo progetto di integrazione:


  • Pagine della mia rubrica alfabetica, nella quale sono distinguibili le parti scritte con la mia calligrafia e quelle personalmente redatte dai ragazzi che mi hanno affiancata nel corso delle attività con I.; (Esempio di una pagina della rubrica)
  • Fotocopia di una pagina del libro di testo di Antologia della classe 2A (Rosetta Zordan, Il Quadrato Magico, Fabbri Editori, 2004), contenente un piccolo "dizionario" di albanese. Ritengo che la sua rilevanza consista nel fatto di essermi stato mostrato da un alunno della classe (J. B., originario del Marocco), in seguito all'illustrazione ai ragazzi, da parte mia, del percorso anche linguistico, intrapreso assieme ad I.;
  • Alcuni testi di ricette tipiche albanesi con relativa traduzione in italiano. Il lavoro è stato effettuato ricorrendo alla consultazione di un ricettario appartenente alla madre dell'alunno V. C., dal titolo "Si të gatuajmë" ("Come si prepara"), scritto da Evgjeni Harizi.
  • Testo di una canzone tradizionale albanese (tratto dal sito Internet www.zeriyt.com) con traduzione in italiano (a cura dell'alunno V. C.) di un breve stralcio. La traduzione integrale del testo, a causa del gran numero di "impliciti culturali" presenti, è risultata impossibile.
  • Due testi di canzoni moderne albanesi  (tratti dal sito Internet www.tekste.kengaime.com) con relativa traduzione in italiano ad opera, ancora una volta, di V. C. Il cantante in questione è Blero, attualmente molto in voga ed apprezzato dai giovani albanesi;
  • Per meglio comprendere il comportamento oppositivo e le reazioni iniziali di I., una pagina di diario  su "Una mattina come tante, a scuola, in Albania" (testimonianza prodotta da A. K.);
  • Immagini di monete e banconote albanesi  fornite dagli alunni albanesi.
  • Versione quasi definitiva del Logo della Scuola, realizzato mediante un lavoro cooperativo tra gli alunni e in seguito  a diverse bozze preparatorie. Questo prodotto risulta importante per la valorizzazione della Scuola come Centro di Servizi di Sostegno alla Persona. (C.S.S.P.)


Prof.ssa Silvia Ranuzzi



Quella che segue è la motivazione elaborata dal Comitato Tecnico-Scientifico del Concorso "Le chiavi di scuola" letta in occasione della premiazione tenutasi a Milano il 17 gennaio 2009.


"Le Parole dell'Altro": è questa la traduzione di "Fjalët e Tjetrit", il titolo del progetto presentato dalla Scuola Muratori di Vignola. Si tratta di un'esperienza di frontiera, che ha coinvolto e promosso una società inclusiva, in cui "l'altro" è riconosciuto nella sua dignità di persona e nel suo ruolo partecipe alla vita sociale. La progettazione si situa in un periodo di profondi cambiamenti culturali e sociali, di grande attualità, tanto che l'Unione Europea ha individuato il tema del Dialogo Interculturale, al quale ha dedicato il 2008, quale priorità per l'intera comunità.

In quest'ottica, il progetto, pensato e proposto per promuovere l'inclusione scolastica degli alunni con disabilità, si è articolato in un percorso in cui alcuni studenti non-italofoni hanno svolto un ruolo fondamentale per la riuscita dell'inclusione stessa.

Un lavoro coeso, fra studenti e insegnanti, l'adattamento del contesto, la valorizzazione e il mantenimento della lingua e della cultura d'origine dell'alunno con disabilità, l'educazione alla cittadinanza attiva e all'affettività, nonché la flessibilità organizzativa e didattica sono alcuni fra i fattori che hanno favorito il conseguimento di tangibili risultati per l'intero gruppo classe.

Il processo di inclusione, per realizzarsi, necessita proprio di questo: della piena e consapevole partecipazione di tutti coloro che vi prendono parte.


Dal sito www.foai.it 


Il progetto presentato si distingue per essere stato attuato in una zona a rischio di emarginazione. L'alunno con disabilità è stato integrato tramite un lavoro di squadra che ha cercato di superare il problema linguistico (il ragazzo albanese non conosceva l'italiano) tramite una comunicazione diversificata e l'affettività. Sono stati coinvolti molti alunni e docenti, in particolare due studenti albanesi, come mediatori linguistici. I risultati sono stati ottimi sia per l'alunno con disabilità, sia per i compagni che hanno aumentato il loro senso civico e il loro impegno scolastico.
Nella stesura del progetto si nota una grande determinazione nel creare un ambiente adatto in particolare per l'alunno con disabilità, ma fruibile da tutti i compagni.

Sempre dal sito www.foai.it , si riporta un breve stralcio dell'intervista rivolta al vicepresidente della Fish Salvatore Nocera, riguardante gli esiti del concorso.

"Così, per quanto riguarda i diritti umani, il nostro riferimento è alla Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili. Mi viene da citare uno dei premiati, cioè una scuola dell'Emilia-Romagna che ha integrato un bambino disabile albanese, tramite la collaborazione di due allievi albanesi non disabili, di altre classi, che hanno insegnato l'albanese alla Docente Specializzata."



Citazioni e riferimenti sulla stampa locale:


"La Gazzetta di Modena", Venerdì 16 Gennaio 2009 (pag.25);

"L'Informazione", Venerdì 16 Gennaio 2009 (pag. 20);

"Il Resto del Carlino", Domenica 18 Gennaio 2009 (pag. 17);

"Nostro Tempo" (Settimanale Cattolico Modenese), 25 Gennaio 2009.