Stefano Crociani
Stefano Crociani, pedagogista Cooperativa Gulliver.
Buongiorno a tutti. Stimolato da questa bella mattinata densa di contenuti, sento il bisogno di portare un contributo, con alcuni pensieri.
Occorre innanzitutto ringraziare il Comune di Crespellano, uno dei Comuni della Vallata che partecipano a questa bella esperienza del Centro di Documentazione per l'Integrazione che, come è stato giustamente ricordato, è un servizio intercomunale, una ricchezza per la Valle del Samoggia e la rete dei servizi del territorio. Lavoro per una cooperativa sociale di Modena, "Gulliver", oltre che essere un cittadino residente in un Comune vicino, e faccio parte dell'Associazione famiglie figli con handicap, VolHand. Fra il pubblico vedo diversi componenti di questa bella Associazione, fra cui la Presidente Gioia Ceccarini; e' importante anche la loro presenza oggi in questo convegno.
Prima di tutto è stato giusto ricordare, stamane, le dimissioni di Andrea Canevaro e Dario Ianes dall'osservatorio sull'Integrazione del Ministero della Pubblica Istruzione. Di fronte alla riforma Gelmini credo che le dimissioni di Dario e Andrea siano una chiara evidenza di quanto sia grave la situazione.
Sono stati ricordati i motivi economici che sono alla base della riforma Gelmini, però qualcuno da parte del governo ha buttato lì anche qualche argomento "pedagogico": questo tema del maestro unico ad esempio e' una vera sciocchezza, anche alla luce di quello che è stato detto dai relatori del convegno. Il lavoro di equipe, l'importanza dell'apporto delle diverse professionalità, degli studi scientifici, quanto e' diventato complicato il vasto mondo gli apprendimenti e quanto e' necessario il lavoro multidisciplinare e multiprofessionale. Poi c'è il tema del sostegno di cui parlava Luisa Zaghi, dicendo giustamente che c'è bisogno non solo di un insegnante di sostegno ma della classe che sia un sostegno, significa che abbiamo bisogno di comunità educanti, altro che il maestro unico!
Il tema dell'impianto cocleare; qualcuno ha detto che ci sono famiglie che rispetto ai loro percorsi di riabilitazione fanno scelte diverse, verso la LIS; ho una domanda, non e' il mio campo quello del lavoro con i bambini sordi o con le persone non udenti, mi domando questo elemento quanto sia incisivo, avrei bisogno di capire meglio. Scusate la banalità del riferimento che mi porta a essere curioso su questo argomento: ho visto qualche giorno fa un film dove i protagonisti erano delle persone sorde e in questo film veniva rappresentato un violento scontro tra persone che facevano la scelta dell'impianto cocleare e le persone che invece dicevano "no il nostro e' un nostro mondo, un nostro linguaggio, non dobbiamo cambiare noi stessi, non dobbiamo cercare di imitare gli altri con degli ausili" e ritenevano giusto il linguaggio dei segni, e sbagliato volere rendere "normale" una persona diversa, orgogliosa della propria specifica identità.
Da questa drammatizzazione ho percepito una questione "forte" e chiedo ai familiari, a chi ne sa più di me se questa e' solo la drammatizzazione di un film o se il problema esiste. La domanda ha per me un senso anche perchè dalle relazioni dei tecnici della regione Emilia Romagna ho capito che l'indirizzo della Regione sia decisamente per la promozione di un processo di "normalizzazione" della persona sorda al linguaggio di tutti, anche attraverso l'uso di ausili o di impianti cocleari, là dove sia possibile. A me personalmente l'indirizzo della Regione sembra giusto e lo condivido, però chiedo se esiste da noi, come era rappresentato in quel film americano che ho citato, un movimento di opinione di una parte dei familiari che domanda siano fatte scelte diverse.
L'ultima questione che volevo sottoporre alla vostra attenzione riguarda il piano della riabilitazione e quindi in parte la relazione di Josè Chade; nella relazione della dottoressa Bergonzoni, che mi e' piaciuta molto, si parlava di uditivo neonatale e si faceva riferimento a test in bambini molto piccoli e mi è parso di capire che dall'esito di questi test di laboratorio si dia seguito a tutta una serie di scelte per il percorso riabilitativo e le scelte di vita per il bambino. Mi ha un poco preoccupato una frase che faceva riferimento a "test stimolo-risposta" e per me in questo caso la memoria va immediatamente a situazioni un pò meccanicistiche, proprie delle teorie comportamentistiche, di moda un tempo ed ancora oggi in alcuni ambienti, che sappiamo quanti limiti abbiano poi evidenziato. Giusto una settimana fa ho partecipato a un convegno a Bologna, in cui si parlava di Afasia e dove sono stati mostrati i risultati di test su persone in stato vegetativo; questi test dovevano verificare e misurare l'attività cerebrale in talune circostanze.
Da questi test è apparso evidente, con una evidenza scientifica, quello che sa ogni bravo educatore, cioè che l'attività cerebrale è fortemente influenzata dalla qualità degli stimoli. Quando questi hanno una valenza emotivo-affettiva per il soggetto, il cervello reagisce in maniera decisamente più ricca ed attiva, rispetto a quando è sollecitato da stimoli neutri. Un soggetto in stato di coma vegetativo a cui viene fatta ascoltare la voce della mamma che racconta una storia significativa della sua infanzia, evidenzia una attività cerebrale molto superiore a quella riscontrabile all'ascolto di stimoli che non hanno un particolare significato per la dimensione emotivo-affettiva del soggetto.
Ritornando ai test "stimolo-risposta" di cui ha parlato la Dr.ssa Bergonzoni, rivolti a bambini piccoli, mi sono chiesto se non sia il caso di andarci piano; essendo test standard di laboratorio mi domando se, forse, non tengano sufficientemente conto della dimensione emotiva e affettiva dello stimolo, che può influenzare in modo significativo la qualità della risposta di un bimbo, anche quando l'organo in esame non è direttamente il cervello ma, nel nostro caso, l'udito.
Mi scuserete se ho un po' banalizzato, ma ho cercato di essere sintetico per non togliere spazio di tempo ad altri interventi.
Mi ha fatto molto piacere la presenza e sentire le parole degli amici di Ravenna e mi fa piacere conoscerli in questa occasione.
Ringrazio il comune di Crespellano e l'Assessore Nadia Bonora per questa bella ed utile giornata. Di questi tempi impegnarsi nella ricerca sociale non è molto di moda ed è quindi particolarmente meritevole l'iniziativa di chi ci crede ed investe, come anche il Comune di Ravenna che si occupa e preoccupa non solo della notte bianca, ma anche della carta bianca, è questa mi sembra una cosa importante.
Grazie.