Un'esperienza d'integrazione nella scuola elementare

Paola Campadelli, Scuola elementare di Calcara (Crespellano).


Undici anni fa ho preso questa prima nella quale era presente una ragazzina sorda.

Sono ormai 6 anni che loro sono usciti dalla scuola elementare. Da due anni anch'io non insegno più.

Quando Luisa mi ha chiesto questo intervento ho avuto un po' di difficoltà perchè dovevo racimolare i ricordi e controllare se possedevo ancora documentazione del lavoro fatto.

Ho recuperato alcuni giornalini stampati in prima e seconda elementare, ho contattato anche altri insegnanti che hanno lavorato con me e poi, ho cercato di ricordare ciò che avevamo fatto.

La mia relazione sarà probabilmente un po' frammentaria, e di questo mi scuso in anticipo.

La bambina, sorda profonda, nei suoi primi anni di vita era stata molto ospedalizzata. Prima di arrivare in prima elementare aveva frequentato la scuola materna. Frequentava poi regolarmente l'ambulatorio della USL di Casalecchio di Reno e qui era seguita individualmente da una logopedista che, per insegnarle a parlare, usava il metodo labiale perché, secondo Lei bisognava motivare la bambina all'ascolto e al dialogo.

Nella scuola frequentata da G. c'erano solo classi a tempo pieno. Sulla classe operavano tre insegnanti, una delle quali era in appoggio per 16 ore settimanali e una educatrice che lavorava con G. per 15 ore settimanali e che programmava assieme a noi le attività

La bambina, quando e' arrivata a scuola era, come molti sordi sono, molto egocentrica e sempre desiderosa di attirare l'attenzione su di sé. Era necessario pertanto che noi insegnati decidessimo subito quale doveva essere il nostro comportamento nei suoi confronti. E abbiamo deciso, pur tenendo conto delle sue difficoltà, di chiedere anche a lei gli stessi comportamenti che venivano richiesto agli altri bambini della classe. Per esempio, anche lei doveva rispettare il suo turno quando doveva comunicarci qualche cosa, doveva chiedere di andare in bagno e non poteva girovagare liberamente per la classe, perché questo comportamento non era concesso a nessuno dei suoi compagni.

Anche durante il pranzo, che si consumava a scuola tutti i giorni, doveva rispettare le regole come gli altri. Queste richieste andavano nella doppia direzione della crescita personale e dell' integrazione.

Non abbiamo mai avuto noi e abbiamo sempre cercato che anche i compagni non avessero nei suoi confronti degli atteggiamenti pietistici. Nessuno doveva arrivare a dire "tanto lei può fare così perchè è sorda".

Non abbiamo mai cercato neanche di fare con lei una didattica povera, pur tenendo conto che aveva delle difficoltà. Le nostre aspettative erano molto alte nei suoi confronti.

Un altro momento che secondo me e' stato importante e' stata l'organizzazione del lavoro, la programmazione.

All'inizio dell'anno la mamma ci portava il calendario degli impegni della bambina e noi organizzavamo le nostre attivita' in base a questi calendari. Se dovevamo andare in un museo, prendevamo l'appuntamento il giorno in cui sapevamo che c'era anche lei perche' era assolutamente importante che vivesse la vita della scuola. Questo permetteva di ampliare le sue conoscenze generali ed anche di lavorare successivamente in classe per aumentare le sue conoscenze linguistiche.

L'insegnante di italiano aveva scelto di usare per l'insegnamento della lettura e della scrittura il metodo fonematica che, nella fase iniziale, ha molti esercizi di scrittura labiale. E così tutti si esercitavano a emettere suoni guardandosi allo specchio, a leggere le parole sulla bocca dei compagni, etc. Questo lavoro, utile per tutti, ha data anche buoni risultati sul fronte dell'integrazione perchè, quando si doveva imparare a leggere e scrivere, anche lei ha fatto tutto quello che facevano gli altri. Anche lei, come tutti gli altri a gennaio aveva già imparato tecnicamente a leggere.

Questo metodo oltre che veloce è stato anche molto divertente: si usava lo specchio, si osservavano le posizioni delle labbra quando si pronunciavano i suoni, si osservava allo specchio cosa poteva produrre l'emissione di un certo suono,(la "o" procurava un appannamento dello specchio), ci si metteva una mano sul collo per ascoltare la vibrazione di un suono e come essa fosse diversa rispetto ad altri. Ci si dava il rossetto e poi si appoggiavano le labbra ai fogli osservando il "disegno" dei suoni.

A questi giochi seguivano le scritture dei fonemi alla lavagna e sul quaderno e la costruzione delle lettere con il pongo. Si lavorava così anche manualmente alla costruzione di questi fonemi, di queste lettere. Quando si facevano giochi li lettura labiale ogni bambino doveva andare in cattedra per far leggere a tutti i compagni le parole che pronunciava.

A G. si cercava di fare acquisire un vocabolario piu' ricco attraverso disegni, e foto. Le insegnanti e l'educatrice preparavano per lei molte schede con disegni e il nome degli oggetti e la facevano esercitare nella costruzione di frasi corrette.

Abbiamo sempre teso all'obiettivo di una corretta scrittura e lettura e i risultati raggiunti sono stati abbastanza buoni

G. Aveva un buon rapporto con i compagni, molti erano stati con lei alla materna e quando in prima elementare noi insegnanti avevamo difficolta' a capire cosa diceva, subito i compagni si proponevano come traduttori.

Quando ci siamo accorti che lei non conosceva il nome del menù che veniva servito a scuola abbiamo fatto delle foto, preparato dei cartelloni e delle schede in modo che lei tutti i giorni

Poiché in seconda elementare G. non aveva ancora acquisito una buona conoscenza del tempo, noi tutte le mattine,le facevano scrivere alla lavagna la data completa. In classe avevamo costruito anche un calendario dei compleanni e lei doveva controllare chi, nei diversi mesi, compiva gli anni.

Negli anni successivi alla prima, G. non sempre riusciva a seguire tutte le lezioni. Se la lezione era ritenuta troppo difficile, per lei venivano approntati materiali alternativi. Laddove invece si decideva che era un'attività che anche lei poteva seguire, gli insegnanti facilitavano la lezione con cartelloni e schede per darle modo di capire di quanto veniva detto in classe.

L'educatrice con la bambina lavorava a macchia d'olio. Una volta le fece vedere la lista della spesa e si accorse che di un sacco di alimenti non conosceva il nome. Portò allora a scuola alcuni depliant di supermercati, ne ritagliò le figure e costruì delle schede G. fu attratta da un preparato per preparare la cioccolataia in tazza. Nei giorni successivi organizzammo "il momento del cioccolato". Lei preparò la cioccolata in tazza per i compagni. Questo lavoro ha comportato la lettura dell'etichetta, la pesatura dello zucchero e del latte. Alla fine, oltre ad essersi divertita- aveva acquisito molte parole nuove

Nell'atrio della scuola avevamo allestito un supermercato. I ragazzini avevano portato da casa scatole vuote di alimenti ed una volta alla settimana si "faceva la spesa". Anche questo lavoro è servito sia per l'integrazione che per l'acquisizione di molte e diverse conoscenze

Erano stati anche acquistati dizionari illustrati che tenevamo in classe e che lei poteva consultare in ogni momento.

Nei momenti in cui c'era la conversazione l' educatrice, la stimolava con domande e G. era contenta di potere partecipare alle attività della classe.

Il laboratorio di scrittura creativa è stato frequentato da G. con grande entusiasmo. Si iniziava a lavorare sui testi semplici, ad elenco, e via via si passava ad elaborazioni sempre più complesse, sempre però legate a situazioni concrete. Dopo la scrittura ogni elaborato doveva essere letto ad alta voce dall'autore ed ascoltato attentamente dai compagni. Nessuno era autorizzato a fare commenti . In un altro momento della settimana si ricopiavano i testi al computer, impaginandoli in modo "creativo" e abbellendoli con disegni.

Nel laboratorio di scrittura tutti i bambini, anche quelli che presentavano maggiori difficoltà, si sentivano valorizzati perché riuscivano a scrivere testi soddisfacenti.

Nei primi anni di scuola elementare abbiamo lavorato molto sui concetti di documento, di cambiamento e di testimonianze orali e scritte. Le attività che abbiamo proposto hanno visto una partecipazione molto attiva di G., il che le ha consentito di ampliare enormemente il suo vocabolario e di non sentirsi diversa dagli altri bambini della classe.

Riportiamo qua alcuni esempi di attività fatte in classe per far acquisire questi concetti.

Per l'acquisizione del concetto di documento avevamo chiesto ai ragazzi di portare a scuola indumenti dei loro primi anni di vita (scarpe, bavaglini , tutine, etc.). In classe alcuni di questi documenti venivano fotografati con una macchina fotografica digitale, altri riportati su fogli con la tecnica del "frottage" ed altri ancora disegnati.

Contemporaneamente abbiamo chiesto ai nonni di raccontare ai nipoti qualche episodio della loro vita, ed ai genitori di scrivere un piccolo testo sulla vita prescolare dei figli.

Le foto dei nonni da giovani,da adulti e da anziani hanno fatto capire bene il concetto di cambiamento, così come il confronto fra le foto dei bambini nel primo anno di vita e nel momento in cui frequentavano lo prima elementare.

Con il computer, durante l'ora di "videoscrittura" elaboravamo tutto il materiale, che poi veniva stampato e consegnato in copia individuale ad ogni bambino.