Metodo bimodale
Metodo bimodale
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Nel metodo bimodale o misto si utilizza l'italiano segnato (IS). Il bambino viene così esposto ad una unica lingua, l'italiano, trasmessa però contemporaneamente in due modalità: segni e parole. I segni seguono in tutto e per tutto sia la struttura dell'italiano che l'ordine delle parole nella frase. L'italiano segnato esatto (ISE) utilizza degli evidenziatori, cioè dei segni creati apposta. Bimodale significa doppia modalità e infatti in questa metodologia vengono utilizzate la modalità acustico-verbale, perchè si parla, e la modalità visivo-gestuale, perchè si segna, rispettando però la struttura della lingua vocale. In pratica quando si parla con un bambino sordo, si dà un supporto gestuale a tutto quello che viene detto. L'aspetto peculiare della modalità bimodale sta nel fatto di dare la massima importanza alla scelta dei contenuti da trasmettere e alla comprensione di questi. Nella metodologia bimodale il logopedista lavora prevalentemente su tre livelli: stimolazione fonoacusica, lettura labiale, sviluppo cognitivo-linguistico. L'utilizzo di un supporto gestuale è determinante per trasmettere informazioni maggiormente ricche, per una comunicazione affettivamente più naturale e per dare al bambino, quando non ha ancora strumenti vocali adeguati, la possibilità di fare richieste complesse, di trasmettere emozioni e stati d'animo, di comunicare esperienze, in sintesi di avere una comunicazione adeguata alla sua età. (P. Massoni, S. Maragna, 1997).
La metodologia bimodale qui esposta fa riferimento al lavoro e all'esperienza di Piera Massoni (logopedista) e Simonetta Maragna (insegnante specializzata per sordi). Il loro "Manuale di logopedia per bambini sordi" 1997 è nato dall'incontro di due esperienze professionali e dalla volontà di mettere per iscritto il lavoro logopedico e in parte didattico, speso nell'ambito della sordità durante questi 20 anni. Le autrici, sostenitrici del metodo bimodale, sostengono che il gesto non uccide la parola, ma al contrario può essere di aiuto nello sviluppo di una competenza linguistica scritta e parlata. L'educazione bimodale utilizza l'italiano segnato (I.S.) e l'italiano segnato esatto (I.S.E.). Le due prospettive di questo manuale, una riabilitativa e l'altra didattica, offrono ai terapisti e a chi è interessato informazioni teoriche e strumenti operativi. Dicono infatti le autrici: "Nell'ambito dell'educazione del sordo, come per altri, esistono prevalentemente due modelli di intervento: uno con una connotazione fortemente medica, che ha come obbiettivo diminuire o guarire il deficit (intervento medico-chirurgico-protesico), l'altro di derivazione socio-pedagogica, che tende a fornire modelli di comportamento e comunicazione atti a facilitare un processo di diminuzione dell'handicap del bambino" (Ivi, p. 83). L'intervento logopedico adottato si basa su di un modello unitario, in cui diagnosi-osservazione-stimolazione non sono organizzate gerarchicamente, ma correlate. Il lavoro rispetta un progetto di globalità; gli aspetti operativi sono divisi in quattro fasi:
1. fase da 0 a 3 anni (dai prerequisiti alle prime combinazioni di parole);
2. fase da 3 a 6 anni (dall'apprendimento delle strutture frasali alla pre-lettura e pre-scrittura);
3. fase da 6 a 10 anni (dal completamento della struttura frasale, alla narrazione e alla comprensione e produzione di tasti scritti);
4. fase da 10 anni in poi (l'intervento logopedico si conclude).
Per ogni fase le unità logopediche per comodità, dividono le stimolazioni, in due grandi categorie: fono-acustica e cognitivo-linguistica.
Per stimolazione fono-acustica si intende l'allenamento volto a sfruttare al massimo ,tramite l'uso della protesi acustica, il residuo uditivo, l'impostazione dei fonemi (suoni della lingua) e della prosodia della lingua italiana. Già nella fase dell'osservazione si cerca di comprendere se il bambino risponda ad alcuni stimoli acustici, come la voce, il tamburo o altri strumenti musicali. Naturalmente la risposta di orientamento alla voce o ad un campanello indica un residuo migliore di una risposta al solo tamburo. E' importante notare che tipo di suoni emette il bambino, in quanto sono un indice di come sente: se produce suoni vocali o sillabe modulate, si può fare affidamento su un buon residuo su cui lavorare; se invece emette un mugugnio ripetuto (mmmmm), si sa che l'intervento dovrà essere più lungo e più paziente. La strategia si divide in:
1) allenamento acustico: si inizia con un condizionamento classico, fatto con il tamburo, che emettendo frequenze basse, viene percepito anche dai sordi profondi, portando il bambino a discriminare il silenzio dal rumore. Ad esempio nel gioco "metti e leva" il logopedista batte su un tamburo in modo che il bambino possa vedere. Il bambino ha a disposizione dei cubi che permetteranno successivamente di variare il gioco, mettendo ad ogni battito un cubo sull'altro, o semplicemente inserendo o togliendo i cubi da un contenitore.
2) stimolazine fonologica: viene usata la stimolazione corporea e la ritmica musicale (ideata da Zora Drezancic nel 1976) del metodo verbo-tonale, che preparano il bambino alle emissioni vocali tramite un lavoro su tutto il corpo. Sempre nell'ottica di una stimolazione ricca e ridondante, si utilizzano diverse qualità della voce: parlata, modulata, cantata. L'uso della voce modulata e cantata garantisce infatti una postura più naturale del nostro corpo, che aiuta il bambino nella percezione; spesso inconsciamente, quando il bambino non capisce, tendiamo a ripetere in maniera rigida e tesa, fornendo un modello sempre meno efficace. La ritmica musicale utilizza la stimolazione musicale sempre in funzione dell'espressione linguistica e dell'acquisizione del ritmo fonetico, su cui si basa la percezione e la corretta riproduzione dei suoni del linguaggio. Nella stimolazione secondo la ritmica musicale si utilizzano tre tipi di voce, accompagnata da movimenti che aiutano sia la strutturazione e la memorizzazione ritmico-fonetica che il contenuto fonetico:
- voce cantata (grandi movimenti delle braccia);
- voce modulata (piccoli movimenti delle mani);
- voce parlata (movimenti delle mani piccoli e neutri, come quelli del solfeggio).
Con la stimolazione cognitivo-linguistica, si forniscono al bambino contenuti cognitivi e linguistici adeguati alla sua età tramite giochi, racconti, conversazioni e successivamente con la lettura e la scrittura. Poichè lo scopo della prima parte delle sedute è la stimolazione del canale acustico e l'impostazione dei fonemi, il lavoro viene fatto senza utilizzare i segni, ma utilizzando la lettura labiale; in un secondo momento quando il bambino sarà pronto si farà anche uso di esercizi schermati, cioè con la bocca coperta. Nel momento della stimolazione cognitivo-linguistica, viene usato il supporto gestuale, perchè in questa parte della seduta logopedica l'obiettivo è l'efficacia della comunicazione. Ci sono momenti in cui il bambino deve segnare e parlare:
1. quando legge, perchè così si può controllare attraverso i segni che produce la sua comprensione;
2. quando deve ripetere strutture frasali che vogliamo fargli memorizzare;
3. quando si sta lavorando in maniera specifica su alcune parti del discorso.
Si può obiettare che, segnando, il bambino non sviluppa completamente le sue possibilità di lettura labiale, in quanto per ragioni di economia personale, concentrerà l'attenzione sugli ampi movimenti dei segni, facili da percepire, piuttosto che sui piccoli movimenti delle labbra. Si ritiene che se si usano alcune precauzioni, come ad esempio non segnare in contesti di allenamento specifico alla lettura labiale, il problema non sussista.