Progetto in Bosnia

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Tutela e reinserimento di minori con disabilità fisica e psichica e promozione di imprenditorialità sociale in Bosnia Erzegovina



Premessa metodologica al monitoraggio sulla"Qualità dell'integrazione scolastica in Bosnia Erzegovina",

a cura di Maria Luisa Zaghi e Giacomo Anastasi



Motivazioni generali alla ricerca e finalità


Il progetto "Tutela e reinserimento di minori con disabilitá fisica e psichica e promozione di imprenditorialitá sociale nel territorio della Federazione Bosnia Erzegovina e Repubblica Srpska" ha avuto inizio nel maggio 2005 dopo essere stato approvato dal Ministero degli Affari Esteri italiano e cofinanziato dalle Regioni Emilia Romagna (capofila) e Marche.

L'idea originale per la parte educativa dello stesso, risale al 1998, quando Alfredo Camerini e Andrea Canevaro, dopo vari soggiorni di osservazione e contatti nel territorio della Bosnia Erzegovina, elaborarono un progetto destinato ai minori, vittime dei conflitti armati. Negli anni successivi la Bosnia-Erzegovina ha visto notevoli mutamenti rispetto alla situazione per cui il progetto era stato pensato: un'importante novità, ad esempio, è stata l'approvazione, nel 2003, della riforma scolastica che indica l'inclusione come prassi da perseguire e promuovere; è un dato fondamentale a cui il lavoro di cooperazione ha potuto fare riferimento.

Il nuovo scenario ha richiesto una revisione del progetto originario acquisendo un'ottica, non più emergenziale, ma di sviluppo, di lotta all'esclusione e all'emarginazione sociale.

La componente educativa del progetto, ha avuto quindi come obiettivo generale lo sviluppo di un sistema basato sull'inclusione dei bambini disabili nelle scuole ordinarie e sulla progressiva riduzione del sistema educativo separato, attraverso la valorizzazione e la diffusione delle buone prassi organizzative.

Le attività hanno riguardato principalmente 50 scuole, in cui sono stati svolti lavori di ristrutturazione per favorirne l'accesso ai bambini con bisogni speciali, a cui è stato fornito materiale didattico e sostegno al lavoro degli insegnanti attraverso la proposta dei PEI (Piani Educativi Individualizzati), e dove sono stati attivati micro-progetti al fine di favorire la creazione di contesti educativi aperti, dinamici, plurali e sensibili alle diversità.

Per far maturare questi percorsi di educazione democratica si sono svolte altre attività esterne alle scuole che hanno coinvolto principalmente insegnanti, operatori sociali, genitori e gli altri soggetti adulti che si prendono cura dei minori con bisogni speciali. Si sono svolte periodicamente formazioni per insegnanti, sia su ciò che è strettamente legato alle specifiche disabilità, sia su possibili percorsi didattici da intraprendere in una classe aperta alla diversità. Per arricchire la formazione degli operatori sono state organizzate numerose visite studio in Italia presso varie scuole e Centri dell'Emilia Romagna, con cui è stato possibile attivare processi di confronto, per una rielaborazione e presa di coscienza sulle diverse possibilità dell'inclusione.


Un'altra attività avviata dal progetto è la costituzione dei 6 Centri di Innovazione e di Documentazione educativa


Alla sezione B-1.1 (Sviluppo delle Competenze di Pedagogia Speciale e dell'Integrazione nel sistema educativo bosniaco) del Programma originale "Tutela e reinserimento di minori con disabilità fisica e psichica e promozione di imprenditorialità sociale nel territorio della federazione Bosnia Erzegovina e Repubblica Srpska", come primo sottotitolo incontriamo "Centri di Innovazione e Documentazione Educativa" che vengono così sinteticamente descritti:


"In questo ambito, si prevede l'istituzione di Centri di Innovazione e Documentazione Educativa. Questo per rispondere alla necessità di creare strumenti che consentano alle istituzioni educative bosniache di sviluppare percorsi di innovazione pedagogica e di attivare e coordinare la ricerca e la sperimentazione per l'integrazione e l'educazione dei minori con bisogni speciali nella scuola.

I Centri di Documentazione sono strumenti di grande interesse per promuovere lo sviluppo graduale di nuove competenze e di conoscenze e metodologie innovative.

Le attività dei Centri saranno rivolte ad uno scambio di informazioni e di esperienze, favorendo così la diffusione delle informazioni, attraverso la produzione e la diffusione di materiali e di documentazione.
Queste sono le idee originali da cui sono nati i CIDE in Bosnia Erzegovina e i primi passi mossi dall'associazione EducAid per la loro costituzione è stata la visita-studio in Italia nell'aprile 2006 a cui hanno partecipato alcuni referenti dei 6 Istituti Pedagogici coinvolti per visitare i Centri di Documentazione delle Rete dell'Emilia Romagna.

L'apertura effettiva dei centri in BiH è avvenuta nell'autunno 2006 dopo la sistemazione dei locali e l'acquisto di attrezzature idonee.

L'intento di EducAid è stato fin dall'inizio, di dare in gestione i centri agli Istituti Pedagogici per garantire una sostenibilità futura anche al termine del progetto di cooperazione e per favorire lo sviluppo di politiche cantonali sempre più in direzione inclusiva; per questo motivo, prima delle varie aperture, sono stati firmati i Memorandum of Understanding dagli Istituti e dalla controparte italiana, per regolamentare la gestione degli stessi.

Le funzioni principali dei centri sono state definite nei termini seguenti:


  • Documentazione e promozione di buone prassi: si sta parlando ovviamente del cuore dei Centri di Documentazione, che hanno come obiettivo quello di raccogliere i lavori attuati, evidenziarne le positività e i fattori organizzativi del contesto che ne hanno favorito la realizzazione in modo da suscitare ragionamenti e riflessioni per un evolversi continuo delle pratiche educative.
  • Formazione: in Bosnia è a carico degli Istituti Pedagogici, ma, soprattutto per quanto riguarda l'inclusione, i CIDE possono contribuire partendo proprio dalla pratica della documentazione e della sua diffusione; di fatto le attività formative (seminari, laboratori, workshop) costituiscono una parte rilevante delle iniziative proposte dai Centri.
  • Lavoro di rete e informazione: un ruolo importante, è il collegamento che il Centro tesse con e tra le altre realtà locali sensibili all'inclusione, grazie ad incontri che offrono spazi di dialogo, e quindi scambio di idee ed esperienze, utili per avviare percorsi di progettazione condivisa. Una parte fondamentale della rete è quella che si va a costituire tra i sei Centri dei diversi Cantoni della Bosnia ottimizzando le risorse e valorizzando le professionalità.
  • Ricerca permanente: per dare risposte adeguate ai bisogni che emergono, i centri svolgono ricerche sul territorio per identificare le situazioni reali nelle scuole e nell'extra-scuola riguardanti le persone disabili e la loro inclusione nei contesti sociali.


Monitoraggio del processo di inclusione scolastica


A cinque anni dall'inizio del progetto di cooperazione si è sentito il bisogno di organizzare un monitoraggio della situazione scolastica rispetto al processo inclusivo e proprio facendo riferimento alle citate funzioni dei Centri di Innovazione e Documentazione, questi sono stati coinvolti nell'ideazione, organizzazione e valutazione della ricerca che qui presentiamo.


A partire da luglio 2008 sono stati concordati con gli operatori dei Centri le linee guida per un monitoraggio quantitativo e qualitativo sull'inclusione scolastica degli alunni disabili nelle classi dalla 1° alla 9° della Scuola Primaria.

La preparazione della ricerca è avvenuta con attività di brainstorming, lavori di gruppo, confronto tra i prodotti dei diversi gruppi; le tappe del lavoro hanno avuto la seguente successione:


I fase

- Definizione delle finalità generali del monitoraggi

- Confronto con esperienza analoga condotta dal Centro di Documentazione di Crespellano (Bo) nel territorio del Distretto di Casalecchio di Reno con riferimenti teorici ai concetti di "Qualità" e di "Buone Prassi"

- Discussione e scelta degli strumenti per l'indagine quantitativa

- Discussione e definizione degli strumenti per l'indagine qualitativa


II fase


- Ricerca degli indicatori di qualità rispetto all'inclusione scolastica congrui con le situazioni locali

- Preparazione di un primo schema di questionario da proporre alle scuole; dopo l'elaborazione di diverse tracce di questionario si è giunti ad una stesura unica per tutto il territorio della Bosnia Herzegovina (anche se alcune particolarità sono state mantenute nei diversi Cantoni per permettere un'analisi puntuale delle diverse situazioni).

- Formulazione delle domande relative a ciascun indicatore

- Elaborazione di una traccia per le interviste da sottoporre ai protagonisti delle esperienze di inclusione prescelte


III fase


- Somministrazione dei questionari

- Raccolta dei dati e loro interpretazione

- Somministrazione delle interviste e rielaborazione delle stesse rispetto alle tematiche prescelte

- Stesura dei report locali

- Stesura di un report generale


L'attività di monitoraggio è stata considerata importante per vari motivi:


  • L'assunzione di dati aggiornati permette di verificare l'andamento delle pratiche inclusive e la qualità dei processi di apprendimento per gli alunni e le alunne disabili e per tutti i compagni.
  • La ricerca porta ad un approfondimento della riflessione e dell'autovalutazione da parte dei protagonisti dei processi ( insegnanti, dirigenti, genitori, ecc?) e implica uno sviluppo dei contatti e delle collaborazioni interistituzionali con chiarimenti sui compiti e i ruoli di ciascun operatore nei diversi servizi.
  • Il rilevamento dei punti critici del processo è presupposto di una riprogettazione più efficace.
  • L'individuazione dei fattori che permettono una buona organizzazione, valorizza gli stessi e, attraverso la raccolta di documentazione permette di condividere e diffondere le "Buone Prassi".


Indicatori di qualità

Fondamentale è stata la fase di confronto per individuare gli opportuni indicatori di qualità sull' inclusione in Bosnia; oltre che alla conoscenza della situazione locale, si è fatto riferimento ad alcuni autori, in particolare ad Andrea Canevaro; senza pretesa di esaustività, bensì mantenendo la riflessione aperta alla rilevazione di elementi inattesi, si è proposto il seguente schema con i parametri considerati più significativi:


Personale

- Personale presente all'interno della scuola con ruolo specifico rispetto all'inclusione del soggetto.

- Collaborazione tra insegnanti.

- Collaborazione tra classi .

Spazi

- Organizzazione dello spazio-classe.

- Spazi in cui si svolgono prevalentemente le attività individualizzate e collegamento con quelle del gruppo classe.

Attrezzature

- Attrezzature e risorse disponibili e mirate.

- Modalità attraverso le quali sono state ottenute le attrezzature.

Rapporto con i compagni

- Qualità delle relazioni del soggetto con i compagni; difficoltà e progressi.

- Attività di collaborazione spontanee e guidate.

- Attività per favorire la consapevolezza del soggetto e dei compagni sulle problematiche e le risorse presenti nella situazione di deficit.

Organizzazione della didattica

- Raccordo tra PEI e programmazione di classe.

- Utilizzo di metodologie di apprendimento attivo e cooperativo.

- Individualizzata, in gruppi omogenei o eterogenei.

- Documentazione .

Progetti particolari attivati per l'integrazione

- Progetti che favoriscono direttamene o indirettamente l'integrazione.

- Coinvolgimento di esperti esterni o presenza limitata al personale della scuola.

- Modalità di attivazione.

- Documentazione e replicabilità.

Rapporto con i servizi e supporti per gli insegnanti

- Rapporti diretti e possibilità di consulenza con specialisti esterni.

- Rapporto indiretto con servizi di cui usufruisce l'alunno disabile.

Coinvolgimento della famiglia

- Grado di partecipazione della famiglia al progetto educativo.

- Qualità del dialogo e della collaborazione con la famiglia.


Proprio in base a questi indicatori è stata decisa la struttura generale del questionario prevedendo la suddivisione nei seguenti capitoli:


- dati anagrafici della scuola e responsabilità della compilazione

- dati riguardanti il personale interno alla scuola che si occupa dell'inclusione

- dati riguardanti gli alunni con deficit certificati e gli alunni con bisogni speciali

- dati riguardanti i rapporti della scuola con servizi esterni che collaborano per l'inclusione

- dati riguardanti i rapporti con le famiglie

- dati rispetto alla accessibilità

- dati sugli ausilii presenti

- dati sui progetti attivati per favorire l'inclusione (laboratori)


La ricerca qualitativa


Per l'indagine qualitativa si è proceduto attraverso "l'analisi di caso", ovvero attraverso interviste e raccolta di documentazione (2 casi per ogni cantone nelle scuole "pilota" dove ci sono stati gli interventi del CEIS di Rimini).

Questa metodologia permette di approfondire lo studio dei processi e se, come nel nostro caso, si sceglie di studiare le situazioni ritenute più avanzate, permette di focalizzare l'attenzione sui fattori che hanno determinato il successo dell'impresa.

Da un certo punto di vista, può essere considerata una metodologia di ricerca debole perché i risultati non possono essere generalizzati, d'altro lato può rappresentare uno dei modi più efficaci per conoscere e valutare le situazioni, gli elementi e i legami che le costituiscono e soprattutto i significati che vi attribuiscono i protagonisti che vengono intervistati.

Per ogni "caso" si è valutato di intervistare 6/7 testimoni privilegiati e cioè: l'insegnante, il dirigente, un operatore dei servizi territoriali che collabora con la scuola, un genitore, l'alunno con deficit, i compagni?


Anche le domande che hanno costituito la traccia per l'intervista hanno avuto come riferimento gli indicatori individuati e sono state così formulate:


- Come si attua l'inclusione degli alunni e delle alunne disabili nella scuola?
- Quali strumenti, ausili, strategie educative e didattiche sono adottate con l'alunno/a disabile?
- Quali risorse materiali e umane, sia interne sia esterne alla scuola, si riesce a sfruttare? Come si possono ottenere?
- Quali sono le modalità prescelte di organizzazione e di gestione di tempi e spazi?
- Dove si svolge la didattica con l'alunno/a disabile?
- Quanto spazio hanno l'interazione e la collaborazione tra compagni nel processo d'inclusione dell'alunno/a disabile?
- Quali strategie e/o progetti educativi specifici sono attivati per favorire l'inclusione?
- Qual è la qualità della relazione tra l'alunno/a disabile e i suoi compagni?
- Qual è la qualità della relazione tra la famiglia dell'alunno/a disabile e la scuola?
- Quali sono i risultati ottenuti?
- Quali sono le difficoltà principali che si sono incontrate nel percorso d'inclusione? Quali sono state superate e quali ancora permangono? Perché?


Si è ritenuto poi molto importante raccogliere documentazione del lavoro svolto in previsione di momenti di scambio e di confronto.


Analisi e interpretazione dei dati raccolti


L'ultima e impegnativa fase di lavoro, per i gruppi, è stata la raccolta e la codifica dei dati, la loro analisi e la relativa interpretazione; anche per questo delicato compito il confronto tra i Centri è stato serrato e molto utile e si è giunti a concordare delle indicazioni di massima per la stesura di report omogenei; la prospettiva è stata quella di poter descrivere il processo inclusivo della maggior parte delle scuole primarie di tutto il territorio bosniaco.

Per quanto riguarda i questionari, si è deciso di dare visione dei risultati con tabelle riassuntive e con grafici per offrire con immediatezza l'idea delle proporzioni dei fenomeni analizzati, con la possibilità di aggiungere riflessioni, soffermandosi anche, se opportuno, sulle difficoltà incontrate nelle varie fasi dell'indagine, sulle eventuali ambiguità delle risposte e quindi sulle diverse possibili letture.

Nella presentazione delle interviste si è concordato di offrirne una sintesi facendo riferimento ai "fuochi" di interesse già individuati precedentemente, tenendo conto che la finalità principale è quella di descrivere delle situazioni di buona organizzazione inclusiva con elementi che possano essere trasferibili anche in altri contesti.


Presentazioni Power Point:

Tutela e reinserimento di minori con disabilità fisica e psichica e promozione di imprenditorialità sociale in Bosnia Erzegovina di Giacomo Anastasi (EducAid ), Presentazione generale.


La mediazione territoriale: promuovere e documentare buone pratiche d'inclusione  di Maria Luisa Zaghi (CDI), Convegno Internazionale Aprile 2009, Sarajevo.